La leishmaniosi è una grave malattia del cane, con andamento generalmente cronico che, se non curata, porta a morte l’animale. È causata da microscopici protozoi appartenenti al genere Leishmania. E viene trasmesso tramite la puntura di un piccolo insetto, il flebotomo o pappatacio, attivo nel periodo estivo. È una zoonosi: può, occasionalmente, essere trasmessa all’uomo, sempre attraverso la puntura di un flebotomo infetto. Il rischio per l’uomo è basso e la malattia, se prontamente diagnosticata, può essere curata fino a completa guarigione nell’essere umano La leishmaniosi è molto diffusa e conosciuta in tutto il centro e il sud Italia, ma dagli anni ’90 ha cominciato a espandersi anche al nord e ormai viene ritenuta una malattia con una presenza fissa anche nel territorio emiliano. E’ generalmente presente nelle zone tropicali e sub-tropicali: risulta ampliamente diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo, isole comprese. Con il riscaldamento globale e i viaggi nel mondo con cani al seguito si stanno sviluppando anno dopo anno nuovi focolai. Per quanto riguarda l'Italia, solo alcune zone sono considerate endemiche e dunque ad altissimo rischio di infezione: le coste (tirrenica, ionica e adriatica), il centro-sud e le isole, ovvero dove c’è un clima più caldo, particolarmente confortevole per i pappataci. Non mancano però nuovi focolai anche al nord e in vaste aree collinari. Insomma, i flebotomi risultano distribuiti irregolarmente sul territorio nazionale in una fascia compresa tra il mare e gli 800 metri di altezza. Alle nostre latitudini sono attivi nel periodo compreso tra maggio e ottobre, anche se i mutamenti delle condizioni climatiche e ambientali stanno già modificando il ciclo biologico di questi parassiti, prolungandone la stagione d’attività ed estendendone l’habitat a territori fino a pochi anni fa non colonizzati, come appunto le regioni settentrionali.
COME SI TRASMETTE LA LEISHMANIOSI
Principalmente attraverso la puntura del flebotomo. I flebotomi o pappataci sono piccoli insetti di 2-3 mm di lunghezza, con grandi ali, zampe fini e ricoperte come tutto il corpo di una leggera peluria, color sabbia quando digiuno. Assomigliano sotto molti punti di vista alle zanzare, non solo fisicamente ma anche per abitudini e altre caratteristiche. La femmina è ematofaga, cioè si nutre di sangue per produrre e deporre le uova, proprio come le zanzare quando trasmettono la filaria. Il maschio, al contrario, si ciba di linfa vegetale e non rappresenta né un rischio né un fastidio per esseri umani ed animali. Esistono numerose specie di flebotomi in grado di trasmettere la leishmaniosi ma nel nostro Paese i vettori principali sono due: il Phlebotomus perniciosus e P. perfiliewi Il ciclo biologico del flebotomo è complesso (uova, larve, ninfe, pupe e insetto adulto) ed è strettamente legato a fattori climatici. Gli adulti vivono per circa un mese mentre le larve sono in grado di bloccare il loro sviluppo per superare il periodo invernale e riprendere il ciclo con la bella stagione. Essi prediligono le aree collinari, ben esposte al sole, ma con abbondante copertura vegetazionale, tuttavia sono presenti anche in ambienti domestici e peridomestici. La leishmaniosi non può essere trasmessa per semplice contatto o convivenza tra un animale malato ed uno sano, neanche se questi condividono la cuccia o la ciotola. Il pappatacio deve prima pungere e fare un pasto di sangue sull’animale infetto, svilupperà al suo interno il protozoo della leishmaniosi e poi lo potrà trasmettere pungendo un animale sano. Il flebotomo è un insetto dalle abitudini crepuscolari e notturne, pertanto vola e si nutre dal tramonto all’alba. Inoltre, dettaglio di non poco conto, non compie voli molto lunghi e durante la sua breve vita si sposta al massimo 1 chilometro dal sito in cui è nato.
SINTOMI DELLA LEISHMANIOSI
I sintomi della malattia non sono specifici e potrebbero non presentarsi tutti quanti o in contemporanea. Questa caratteristica rende la leishmaniosi una malattia subdola, in quanto il quadro clinico da solo non è sufficiente per emettere una diagnosi. Un veterinario esperto riuscirà comunque a formulare un sospetto, che potrà confermare eseguendo delle analisi ad hoc. I principali segni clinici che possono comparire in corso di leishmaniosi nel cane sono piuttosto aspecifici: • Dimagrimento • Anoressia • Riduzione progressiva delle masse muscolari • Debolezza • Rifiuto dell’esercizio fisico • Perdita di pelo • Desquamazione cutanea • Crescita abnorme delle unghie (onicogrifosi) • Apparente invecchiamento precoce • Ingrossamento dei linfonodi • Dolore articolare e zoppia • Vomito • Diarrea • Lesioni oculari • Perdita di sangue dal naso (epistassi) • Difetto della coagulazione del sangue • Urinazione frequente • Aumento della sete • Problemi neurologici • Maggiore facilità a contrarre altre patologie La cute è uno degli organi che vengono maggiormente colpiti dalla leishmaniosi e pertanto molti dei segni clinici si manifestano a questo livello. Il rene è, invece, l’organo interno più colpito e quello che, il più delle volte, a seguito del danno inflitto dalla deposizione di immunocomplessi va incontro ad insufficienza renale e conduce a morte l’animale.
DIAGNOSI DI LEISHMANIOSI: COME SI FA?
Esistono diverse indagini diagnostiche necessarie per avere certezza di malattia poiché, come abbiamo detto, non è sufficiente l’osservazione dell’animale e neanche un’accurata visita clinica per confermare il sospetto. Il sistema più semplice, rapido ed economico è quello di far eseguire il test direttamente in clinica o in ambulatorio. Il test rapido è uno strumento a disposizione del veterinario che permette con solo qualche goccia di sangue di determinare se il cane sia entrato in contatto con l’agente patogeno oppure no, svelando la presenza di anticorpi specifici. Per una diagnosi più raffinata è possibile inviare il sangue o il siero al laboratorio d’analisi il quale, oltre a confermare l’infezione, potrà anche eseguire la titolazione anticorpale. In caso di dubbio si dovrà ricorrere alla biologia molecolare (PCR), il cui ruolo è quello di rilevare senza ombra di dubbio la presenza del parassita anche dal punto di vista genetico e quantitativo, cioè quanti parassiti sono effettivamente in circolo. Una volta confermata la diagnosi è necessario proseguire con l’iter diagnostico. Al fine di impostare correttamente un protocollo terapeutico e di formulare una prognosi, è importante completare le indagini con gli esami collaterali. Questi sono molto importanti per valutare le condizioni generali dell’animale e stadiare correttamente la patologia. Gli esami collaterali possono essere diversi e a discrezione del veterinario curante, ma tra tutti quelli che possono essere eseguiti rivestono particolare importanza la biochimica, in particolare la valutazione della funzionalità epatica e renale, e l’elettroforesi, che determina le proteine plasmatiche ed il loro rapporto.
PREVENIRE LA LEISHMANIOSI CANINA
Veniamo adesso al punto cruciale: come difendere efficacemente il nostro cane? Evitare la puntura del pappatacio è, sia per l’uomo che per il cane, lo strumento di prevenzione più efficace. Esistono in commercio molti prodotti efficaci in questo senso, sia sotto forma di spray che di pipette spot-on o collari, ma è necessario compiere una scelta oculata. Affinché la protezione antiparassitaria sia efficace, il prodotto deve contenere nella sua formulazione una molecola ad effetto repellente (piretroidi), in grado di tenere lontano gli insetti ematofagi (come anche le zanzare per la filariosi). Ecco i consigli per una buona profilassi antiparassitaria: • Scegliere un antiparassitario registrato contro i flebotomi • Seguire con attenzione le indicazioni del produttore relativamente alle modalità di somministrazione • Ripetere la somministrazione con precisione e ad intervalli regolari, come indicato sul foglietto illustrativo. Perché dico questo? Perché se un antiparassitario non viene utilizzato nella maniera corretta potrebbe non proteggere adeguatamente il tuo cane, con conseguenze anche gravi sulla sua salute. Esistono anche diversi repellenti naturali, molti dei quali sono contenuti all’interno di prodotti commerciali mentre molti altri possono essere reperiti, per lo più sotto forma di estratti od oli essenziali, presso le erboristerie. L’olio di Neem è sicuramente quello più conosciuto ed utilizzato come repellente per i flebotomi ed è stato oggetto di diversi studi. La protezione che conferisce è notevole ma ha il difetto di una breve durata di azione, quindi va applicato spesso L’altro grande baluardo per la prevenzione della leishmaniosi canina è la profilassi immunizzante, ovvero la vaccinazione, oggi consigliata anche dalle linee guida della WSAVA. Attualmente esistono in commercio vari vaccini. L’ultimo registrato per il cane, estremamente sicuro per gli effetti collaterali praticamente assenti (fatto salvo un leggero prurito nella zona di inoculo che è comunque transitorio) e relativamente efficace nella copertura, anche se non riesce ad esserlo al 100% come i vaccini contro le malattie virali, è quello che io consiglio vivamente di fare. La funzione del vaccino è quella di istruire il sistema immunitario dell’animale e metterlo in grado di contrastare la replicazione dell’agente patogeno e la sua diffusione nell’organismo, senza però creare degli anticorpi specifici contro la malattia (che altrimenti diventerebbe manifesta). Non interferisce con i risultati del test anticorpale. Significa, cioè che si è in grado di differenziare la risposta immunitaria da vaccino con quella da presenza di parassita ed è altamente consigliato. Qualora la protezione degli antiparassitari non fosse sufficiente ad impedire la puntura dell’insetto e si verificasse l’infezione, un cane vaccinato regolarmente sarà maggiormente in grado di contrastare l’insorgenza della malattia. Prima di eseguire la profilassi immunizzante, il veterinario dovrà accertare l’assenza dell’infezione ed eseguire alcuni esami collaterali. Non è consigliato infatti vaccinare un cane che è già stato sottoposto ad infezione.
IL CANE PUÒ GUARIRE DALLA LEISHMANIOSI? QUALE ASPETTATIVA DI VITA AVRÀ?
Parlare di guarigione dalla leishmaniosi è difficile. Il sistema immunitario di alcuni soggetti riesce a mettere in atto un meccanismo di difesa efficace in grado di eliminare il parassita o, perlomeno di inibirne la replicazione, impedendo l’evoluzione della patologia in forma clinica. Nella maggior parte dei casi, purtroppo, all’infezione consegue quasi sempre, in tempi più o meno brevi, la malattia. Esistono diversi protocolli terapeutici per la cura della leishmaniosi il cui scopo, per lo più, è quello di tenere sotto controllo l’infezione e limitare i danni. Un cane che ha contratto la leishmaniosi rimane comunque un soggetto a rischio di sviluppare nuovamente la malattia, pertanto dovrà essere sottoposto con regolarità a controlli medici. È giusto sottolineare che un cane curato a dovere prima del sopraggiungere di danni irreversibili ha una buona aspettativa di vita ecco perché è così importante effettuare controlli regolari e test per la valutazione della presenza di parassita nel sangue.
LA LEISHMANIOSI È UN PERICOLO PER L’UOMO? POSSO ESSERE CONTAGIATO?
Anche l’essere umano può contrarre la leishmaniosi, ma ricordiamo che la convivenza con un cane malato non rappresenta un rischio di trasmissione diretta. L’uomo, esattamente come avviene per tutte le altre specie animali, si infetta principalmente attraverso la puntura del flebotomo. Ma quali sono i rischi per l’uomo? Innanzitutto è bene precisare che, qualora avvenisse l’infezione, nell’uomo la patologia è in genere autolimitante e il più delle volte non va oltre una qualche manifestazione circoscritta a livello della pelle (forma cutanea). Al contrario, esistono delle fasce di popolazione a rischio di sviluppare la malattia in forma viscerale, quella grave e potenzialmente mortale. Stiamo parlando principalmente di bambini molto piccoli, soggetti immunodepressi, malati di HIV e pazienti oncologici. Inoltre, i protocolli terapeutici umani sono decisamente più efficaci e maggiormente studiati, tanto da non essere una preoccupazione per noi, almeno per soggetti considerati sani.
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